comunicazione efficace

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tecniche di comunicazione
maria vesce
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maria vesce
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I filtri della comunicazione I filtri sono le modalità di reazione alle informazioni, alle idee, alle parole e anche alla comunicazione non Comunicazione efficace e ascolto attivo verbale che ognuno acquisisce durante la vita. Ogni persona filtra le informazioni che le giungono attraverso le proprie tendenze, esperienze ed aspettative e reagisce di conseguenza. I filtri immediati sono quelli che variano secondo la situazione del momento e possono essere influenzati dai filtri a lungo termine anche se, per la maggior parte, sono costituiti da fattori di carattere contingente. Filtrare le informazioni attraverso le proprie opinioni, positive o negative, porta ad una comunicazione inefficace: mettere da parte i sentimenti, poi, ascoltare attivamente e obiettivamente quanto viene detto. I filtri a lungo termine sono costituiti dai valori, dagli apporti religiosi, dalla cultura, dal luogo in cui si è cresciuti ed anche dalle tendenze politiche dei genitori. Senza l’ascolto attivo, le reazioni individuali dipendono dai filtri emotivi a lungo termine. Quando si tratta di filtri a lungo termine, quanto meglio si capisce se stessi, i propri valori, le proprie esperienze passate ed anche i ricordi della propria infanzia, più si è in grado di ascoltare con partecipazione e senza preconcetti coloro con cui non si concorda. I filtri emotivi e mentali non si lasciano mai, sono connaturali al nostro modo di comportarci. Per divenire degli ascoltatori migliori si deve imparare ad individuare e a controllare i filtri che si frappongono tra noi e l’ascolto attivo. Le aree chiave che influenzano i filtri emotivi e mentali sono: le proprie aspettative le relazioni personali le esperienze passate i propri valori e le proprie opinioni. Le tecniche per controllarli sono: individuarli allontanarsi da loro mentalmente o fisicamente per minimizzare l’influenza comprenderne l’autobiografia, ossia da quale parte della nostra storia essi derivano non assolutizzare il nostro punto di vista concentrarsi per ascoltare con mente aperta. Così come vi sono filtri emotivi e mentali, vi sono anche distrazioni ed ostacoli che diminuiscono la capacità di ascoltare efficacemente. Sono entità che si oppongono alla capacità di ascoltare mentre i filtri emotivi e mentali fanno ascoltare selettivamente. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, questi ostacoli possono essere controllati, consentendo di praticare l’ascolto attivo. Tre sono i tipi principali di ostacoli esterni: di tipo fisico il rumore il movimento. L’ostacolo di tipo fisico blocca la vista allontanando dall’interlocutore o distoglie dall’ascoltare o dal vedere l’oratore. 7 Comunicazione efficace e ascolto attivo In un colloquio a tu per tu, una scrivania tra noi e il nostro interlocutore agisce da barriera fisica che invia immediatamente il messaggio che la persona dietro la scrivania sta in guardia mentre comunica con noi. La mancanza di contatto visivo è un altro ostacolo di tipo esterno per la comunicazione. Rumore e movimento possono costituire seri ostacoli per l’ascolto attivo e, nonostante la capacità di mascherare il rumore vari da individuo a individuo, anche il miglior ascoltatore ne è infastidito. In genere l’80% delle persone riesce a bloccare automaticamente il rumore di fondo e il movimento. Gli ostacoli mentali, così come i filtri emotivi, sono di natura interiore. Essi tuttavia, a differenza dei filtri emotivi, non selezionano né alterano l’input che si riceve: semplicemente bloccano completamente la capacità di riceverlo distraendo dal messaggio. La capacità di controllo degli ostacoli emotivi dipende dalla padronanza che si ha della propria mente e delle proprie emozioni. La maggior parte delle polemiche potrebbero essere evitate se le persone coinvolte utilizzassero l’ascolto attivo e riflessivo. Le polemiche, nella maggior parte dei casi, iniziano perché uno e entrambi i partecipanti non ascoltano con partecipazione e senza formulare giudizi. In ciò risiede la differenza tra l’ascolto attivo (libero da conflitti) e l’ascolto polemico (con conflittualità potenziali). L’ascoltatore attivo ascolta il contenuto, quello polemico lo filtra. L’ascoltatore attivo non giudica il contenuto di quanto viene detto. L’ascoltatore polemico filtra, invece, le stesse informazioni, sceglie il contenuto col quale col quale è d’accordo e quello su cui non concorda e, prima ancora di aver ricevuto l’intero messaggio, formula una conclusione e una risposta, generalmente un rigetto. L’ascoltatore attivo ascolta lo scopo, quello polemico filtra e giudica lo scopo. L’ascoltatore attivo, quando risponde all’intero messaggio, prende in considerazione obiettivamente lo scopo dell’interlocutore. L’ascoltatore polemico filtra e giudica lo scopo e fa delle ipotesi sull’interlocutore e sul suo messaggio. Egli basa la risposta, generalmente un rigetto su queste ipotesi preconcette sullo scopo dell’interlocutore. L’ascoltatore attivo valuta la comunicazione non verbale di chi sta parlando; l’ascoltatore polemico, invece, reagisce. L’ascoltatore attivo usa la comunicazione non verbale dell’interlocutore per comprendere il messaggio nella sua interezza; l’ascoltatore polemico reagisce emotivamente, invece che razionalmente, alla comunicazione non verbale dell’interlocutore. L’ascoltatore attivo sorveglia la propria comunicazione non verbale e i propri filtri; quello polemico, invece, non li controlla. Dato che l’ascoltatore attivo risponde all’intero messaggio attento a controllarlo ed è consapevole dei propri filtri emotivi e mentali. L’ascoltatore polemico risponde semplicemente in modo emotivo e non cerca di controllare la propria comunicazione non verbale o i propri filtri. L’ascoltatore attivo ascolta l’interlocutore senza giudicare e con partecipazione. L’ascoltatore polemico giudica e valuta l’interlocutore. L’ascoltatore attivo tenta di capire il punto di vista e i messaggi dell’interlocutore. Egli comprende che ascoltando con partecipazione e senza giudicare si tengono aperti i canali di comunicazione. L’ascoltatore polemico giudica e valuta l’interlocutore sulla base dei propri standard o del suo programma. Se una delle parti in causa usa l’ascolto attivo può verificarsi un conflitto, ma è poco probabile che porti a situazioni pericolose. Se entrambe, invece, usano l’ascolto attivo esse possono essere in disaccordo ma riescono comunque a comunicare.

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